A Lisbona una Casa per gli italiani

Siamo all’ultimo tratto di strada: gli ultimi mesi saranno i più frenetici, perché ormai si vanno delineando i numeri di chi parteciperà al prossimo raduno mondiale dei giovani a Lisbona in agosto. Gli italiani sono da sempre un gruppo molto significativo con qualche eccezione, ovviamente, quando distanze e tempi non permettono la partecipazione di tutti. E un gruppo numeroso va accompagnato, offrendo servizi che permettano di viaggiare sapendo che esiste un punto di riferimento.

L’esperienza di Casa Italia è nata molti anni fa: all’inizio fu un centro di servizi per addetti ai lavori, un po’ alla volta si è strutturata come una casa dove molte persone si incontrano. Probabilmente non è mai esistita una Casa Italia uguale all’altra, proprio perché respira del clima che si crea di volta in volta e di necessità che non sono mai le stesse. Insomma, non è come un oratorio che si struttura dentro una comunità e respira di ciò che vi accade un po’ alla volta. Casa Italia, quando apre, deve essere pronta in pochi giorni a rispondere a bisogni che non sono gli stessi da una volta all’altra. Ma, alla fine, cosa sarà la prossima Casa Italia?
Partiamo dal fatto che ci sono alcune necessità concrete: il ritiro di documentazione per i responsabili, il ritiro di materiale, una segreteria che sia anche punto dove trovare informazioni, dove sta il coordinamento degli Uffici di pastorale giovanile e soprattutto il coordinamento della Segreteria generale della Cei che è riferimento pratico per i vescovi e le diocesi.

Ci siamo accorti, nel tempo, che le necessità concrete portano le persone: sembrerà una cosa strana, ma capita che il responsabile di un gruppo non se la senta di lasciare i propri ragazzi e se li tiri dietro per sbrigare una pratica. Anni fa, quando l’organizzazione di Casa Italia non era ancora troppo strutturata, capitò di vedere i ragazzi seduti sulla strada in attesa di ripartire. E dunque, perché non aprire un cortile? È un attimo che, tra giovani, la sosta si traduca subito in chiacchiere, canti, una partitella con il pallone; persino in ristoro. Così alcuni uffici si sono fatti casa per accogliere i responsabili e i giovani, perché l’attesa non sia un’inutile perdita di tempo e si traduca in altri incontri da mettere nella memoria e nel cuore.

Anche i media hanno un pezzo di casa: per lavorare, certo, ma soprattutto perché i giornalisti possano trovare un luogo vivo dove parlare con le persone, prima di scriverne o di raccontarne in televisione. A Casa Italia inviteremo qualcuno dell’Ambasciata italiana a Lisbona perché ci accompagni, cercheremo un medico per le necessità di primo soccorso, ci sarà una chiesa per chi ha bisogno di pregare e una sala per gli incontri. A questo giro dobbiamo proprio ringraziare le Suore Dorotee della Frassinetti che ci ospiteranno in una loro scuola (materna ed elementare) molto vicina agli eventi centrali. La loro vocazione educativa si è tradotta nel rendersi disponibili ad aprire una struttura di loro proprietà e ad ospitarci. Un gruppo di giovani si sta preparando ad animare gli spazi per accogliere le persone, un altro (se ne parla in questa pagina) sta preparando il vestito per la casa: perché sia riconoscibile, certo, ma soprattutto perché chi vi passerà possa trovare il calore dell’accoglienza. Ci vediamo a Lisbona!

Don Michele Falabretti